2015_RABBI misteriosa - Val di Sole Antica

associazione VAL DI SOLE ANTICA
Val di Sole Antica
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VAL DI RABBI MISTERIOSA (TN)
di Franca Emanuelli e Luca Webber

La nostra prima scoperta in Val di Rabbi, risale ormai a parecchi anni fa, quando ancora l’associazione Val di Sole Antica non esisteva. Da poco tempo Renato Possamai, che poi diventerà parte attiva dell’Associazione, ci aveva parlato delle “coppelle”, a noi allora sconosciute, spiegandoci che in archeologia, come coppelle vengono definite quelle concavità più o meno numerose e di diametro vario, ricavate dalla scalpellatura e/o dallo sfregamento di una superficie rocciosa solitamente piatta che l’uomo ebbe a praticare con strumenti di pietra o di metallo in gran parte del mondo. Innumerevoli congetture sono state formulate ma nessuno attualmente è in grado di capirne il vero uso. L’ipotesi più accettata dagli studiosi di tutto il mondo è che si tratti di Culti legati alla natura, in particolare “culto dell’acqua” della “pietra” o del “sole/luna” (fertilità/nascita - solstizi/equinozi – agricoltura). Ci affascinò a tal punto che cominciammo a trovarle, o forse sarebbe meglio dire a notarle, durante il nostro girovagare per i monti, castelli e chiese. Un giorno d’estate del 2008, durante la nostra escursione annuale al rifugio Stella Alpina al Lago Corvo, camminando al di fuori dei sentieri ad un altitudine di circa 2500 metri, ci siamo sentiti attirati verso un sasso, e lì abbiamo rinvenuto il nostro primo masso coppellato in Val di Rabbi, con incise tre coppelle ben definite e di diverse dimensioni.
Nella primavera del 2010 per un insieme di fortunati eventi nasce l’Associazione Val di Sole Antica, con lo scopo di far conoscere soprattutto la storia della nostra valle. Documentiamo e pubblichiamo per tutelare i siti e perché rintracciare le proprie origini non è solo una curiosità, ma è rintracciare la propria identità e ricongiungersi ala propria storia.
Nel corso di una delle prime escursioni dell’Associazione in Val di Rabbi, località Valorz, alla ricerca del Sas de la Pesta, descritto da Fiorenzo Degasperi e Mauro Neri (1) e ancora vivo nel ricordo della popolazione, ma purtroppo quasi sicuramente distrutto durante dei lavori di sistemazione della strada, facendoci strada fra felci alte quasi quanto noi, ci imbattiamo in un enorme masso che, per la forma e la traccia levigata lasciata sulla roccia da innumerevoli scivolate, fa supporre possa essere stato usato in antichità come scivolo di fertilità. Convinzione confermata dal racconto di Maurizio Zanon “del tempo in cui da ragazzi usavano scivolare sopra il masso sedendosi su dei rami di rododendri”. Questa informazione ci dimostra, come avvenuto in altri luoghi, in che modo si sia scordata la funzione apotropaica del masso e si sia tramutata e variata in gioco.
Estate 2010: una leggenda che si tramanda tra i paesani ci porta a Ceresè, dove troviamo nel bosco sovrastante l’abitato un masso di notevoli dimensioni che presenta sulla superficie superiore delle coppelle naturali. Lateralmente un incavo molto grande, dove, secondo la leggenda, veniva poggiata la testa dei bambini ammalati, augurando loro una pronta guarigione.
Autunno 2012: due nostri associati, Claudio Schwarz e Sonia Valentini, nel corso di una passeggiata mattutina scoprono nei paraggi del parcheggio di Cavallar per il lago Corvo una pietra con incise quattro coppelle. Quasi sicuramente la pietra non è nella posizione originaria, rendendo così difficile capirne lo scopo.
Primavera 2013: un masso con una meravigliosa esposizione a valle e situato nei pressi di una sorgiva oramai prosciugata, con una non comune profondità e grandezza delle coppelle molto ben conservate, ci viene mostrato da Antonio Mengon che, venuto a conoscenza del nostro interesse per questo argomento, ci accompagna nel luogo in cui da ragazzo portava al pascolo gli animali e dove trascorreva il tempo sul sasso giocando con le biglie, ignorando di avere a che fare con qualcosa di antico e sacro. Questo masso, con incise 15 coppelle, di forma circolare irregolare, ben definite e di diverse grandezze, è secondo la nostra opinione, uno dei più belli e interessanti del nostro territorio, un ritrovamento che  indica quanto era diffusa l’usanza di incidere le pietre.
Purtroppo un masso coppellato, da noi mai visto, è “sparito” in località Cavallar, rimangono solamente delle foto.
Il nostro interesse però non è rivolto solamente verso le incisioni più evidenti e facili, ma sono le incisioni più marginali che ci possono raccontare una storia valliva più fedele al passato.
Domizio Zanon, ci ha segnalato un masso, posizionato nel giardino di casa paterna, riportante l’anno 1571 inciso nella pietra.  Si tratta di una pietra utilizzata come travetto di sostegno di una porta per una abitazione / rustico in località Nigolaia e riporta l’anno 1571. Da vecchi racconti tramandati dalle generazioni passate è emerso che l'immobile di Nigolaia era punto di osservazione di caccia, in contatto visivo con l'abitazione posta in località Valorz "al Doss" dove soggiornavano i signori di Caldes.
A seguito della caduta di una valanga nella predetta località presumibilmente negli anni 1744 e 1746 (2) che ha portato alla distruzione del manufatto, è stata portata a valle con altri detriti fino all'attuale strada provinciale principale della Valle di Rabbi. Successivamente è stata utilizzata come pietra di sostegno del muro dei prati o campi soprastanti. In occasione della realizzazione dell'attuale parcheggio comunale a fianco del Cimitero di San Bernardo è stata rimossa e stava per essere sotterrata con altro materiale di discarica. In quell'occasione Giulio Zanon (ex custode forestale) appassionato di oggetti antichi e di usi e costumi del passato, vedendo che la pietra riportava scolpito il numero dell’anno 1571 ha chiesto la possibilità di ottenere la pietra ricevendo risposta favorevole pur con qualche perplessità ("ma le sol en sas!"); successivamente la collocò all’esterno della propria abitazione ove è visibile tutt’ora.
Rileviamo una croce isolata incisa su di un grande sasso spezzato in due, in loc. Pralongo, sulla destra orografica del fiume Rabbies.
Percorrendo la strada che dal Plan porta al Fontanin troviamo un’altra croce filiforme incisa su di un sasso facente parte di un muretto a secco, su cui troviamo  “segni di filatoio” che possono indicare l’antica usanza apotropaica di ingraziarsi gli dei nei lavori di campagna, affilando gli attrezzi sulla pietra.
Per entrambi i massi non riscontriamo indicazioni riguardanti confini, per questa ragione possiamo considerare le incisioni un’azione di cristianizzazione di luoghi pagani, croci utilizzate per allontanare ciò che non si conosceva e faceva paura. Il culto delle pietre, degli alberi e delle acque, che per le loro caratteristiche divenivano altari all’aperto dove si adoravano gli idoli con riti e danze rituali, sono stati trasformati, dove possibile, in luoghi di culto cristiani e dove non poteva accadere la Chiesa li etichettava semplicemente come luoghi di superstizione, rimuovendone la memoria.
In località Acque la chiesa di S.Anna di forma rettangolare con un’abside semicircolare verso il bosco, era in origine di forma ottagonale (3).
Un particolare che può raccontarci un altro tassello di storia della valle. Molti templi religiosi hanno usato l’architettura quale forma di linguaggio e comunicazione. La forma ottagonale utilizzata anche per i battisteri a sottolineare l’unione di Dio, è un simbolo di resurrezione, mediazione tra la terra e il cielo, l’unione di Dio con l’uomo. Il numero otto è fra i simboli più antichi ed utilizzati dall’uomo e da numerose culture tra cui quella Cristiana “..era giusto che l’aula del Sacro Battistero avesse otto lati, perché ai popoli venne concessa la vera salvezza quando, all’alba dell’ottavo giorno, Cristo risorse dalla morte…” (Sant’Ambrogio, IV sec. d.C.).
La chiesa sorge nelle vicine delle acque termali. Acque che da sempre hanno suscitato stupore e interesse nell’antichità, numerosi esempi di culti dell’acqua confermano la sacralità del luogo, dove emerge il ruolo attivo che avevano le donne nei rituali. Le vecchie religioni concentravano l’attenzione su figure femminili e da qui il passo è breve a travisare e collegare direttamente o indirettamente il fenomeno alla “stregoneria”, sradicando quelle credenze con leggende, superstizioni e racconti di cui la valle abbonda, innescando nelle persone il timore della natura selvaggia e incontrollabile.
  
Gli stessi massi coppellati spesso sono accompagnati da leggende stregonesche. Singole coppelle incise sulle soglie o nelle immediate vicinanze di entrate d’abitazioni le troviamo a Ceresè, Pracorno e Mattarei, segni che solitamente venivano incisi per tenere lontane le streghe.
Le “Mille leggende del Trentino” (1), identificano streghe in località Valorz e personaggi tenebrosi alle Marinolde. Secondo la leggenda, il Castello del Buonconsiglio prima si chiamava Malconsiglio a causa delle streghe che infestavano la Torre d'Augusto e che furono cacciate dopo il Concilio di Trento (1545-1563). Si sarebbero rifugiate, poi, in Val di Sole presso S.Bernardo di Rabbi dove vivrebbero tuttora.
In località Tassè, Roberto Dallavalle, ci ha condotto  ai “Busi delle Strie”. Si racconta che le streghe andassero a sbattere la testa contro la roccia producendo un gran baccano e urla orripilanti.
Nella memoria degli anziani di Somrabbi è ancora vivo il ricordo del “Sass del Gat”, sfortunatamente andato distrutto nel corso di lavori e molti altri racconti simili si tramandano nelle tradizioni popolari.
Le ricerche naturalmente continuano, la valle è grande, gli studi, gli approfondimenti e le uscite sul territorio occupano parecchio tempo. Teniamo a sottolineare l’enorme importanza che riveste la gente del luogo con la propria collaborazione, col tramandare conoscenze così come leggende che altrimenti andrebbero perdute per sempre.
Per approfondire il tema riguardante le coppelle e le altre scoperte effettuate in valle, vi invitiamo a leggere i nostri articoli pubblicati sul sito: www.valdisoleantica.net.
E se volete partecipare ai nostri incontri, escursioni e gite ci potete trovare presso la biblioteca di Dimaro alle ore 21.00, le date sono sul sito.


1- “Aqua – sorgenti, laghi e fiumi Trentini e del Nord-Est” ed. Curcu&genovese di Fiorenzo Degasperi, “Mille leggende del Trentino” di Mauro Neri;
2- Da una ricerca di Franco Dallaserra pubblicato su Rabbi Informa: “dalle cronache si legge nel 1744 dalla valle Nigolaia, causa una frana, si staccò una frana nei pressi della Malga Garbela che arrivò fino al torrente Rabbies travolgendo nella discesa gran parte del Cimitero, fatto poi fatto ricostruire dal conte Antonio Thun, comandante in zona e proprietario di diversi immobili in Val di Rabbi; anche nell’anno 1746 scese una frana dalla val Nigolaia che danneggiò il cimitero e la Chiesa che all’epoca insisteva nella Piazza di San Bernardo”;
3- “La chiesa di S.Anna in Rabbi” –Centro Culturale “Fogolino” – Trento;
4- it.wikipedia.org/wiki/Trento.
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