COMUNE COMMEZZADURA - ASUC MEZZANA "SAS DEL PICION PLAT"- 1 giugno 2018

di Valentino Santini

 

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Forse la pietra incisa più famosa al mondo resta la stele di Rosetta, senza la quale i geroglifici sarebbero ancora figure stilizzate senza lettura. Esistono però una moltitudine di massi che, se sapientemente letti, ci narrano non tanto fiabe o romanzi, ma tramandano conoscenza, piuttosto di rituali o vari utilizzi delle incisioni.

Basti pensare al masso affiorante sul Plan di Sorcières in Val d'Aosta, dove una conformazione di coppelle è ritenuta la mappa stellare più antica mai disegnata e raffigurante le Pleiadi. Masso Calestani a Fucine e il masso vicino l'abitato di Menas, entrambi in Val di Sole, le cui incisioni emisferiche raffigurano nell'ordine Cassiopea e l'Orsa Maggiore a testimonianza che fin dai tempi più antichi si osservavano le stelle, si conosceva la loro posizione e si attribuivano ad esse determinate influenze.

In Alto Adige troviamo un masso inciso caratterizzato da profonde coppelle che, dopo prove ed approfonditi studi, risulta essere un vero e proprio calendario indicante solstizi ed equinozi, utilizzato in agricoltura per gestire le varie semine, basta solo inserire dei bastoni nei solchi e leggere letteralmente il gioco di ombre.

Sparsi su tutto il globo troviamo massi con incisioni cruciformi ed emisferiche che, seguendo le teorie più accreditate, risultano essere votivi, oppure delle vere e proprie lapidi in pietra, con scritte in lingua latina oppure volgare, che testimoniano eventi catastrofici o drammatici.

Infine ci possiamo imbattere in mini racconti schematici che narrano di pastori, magari solo con iniziali e data di nascita di chi portava il bestiame al pascolo, di soldati che trovavano rifugio o erano di vedetta in zone strategiche.

Questo non toglie che determinate pietre non possano presentare uno, due o tutti gli esempi riportati finora anche con lavorazioni in epoche diverse, ad avvalorare l'importanza e rendere ancora più affascinante, oltre che complesso, lo studio del sito.

Tutto questo preambolo per descrivere cosa, grazie alla segnalazione di Fabio Angeli, Direttore del Distretto Forestale di Malè, abbiamo scoperto e successivamente minuziosamente catalogato sopra Masi da Mont, a monte dell'abitato di Deggiano.

Lasciandoci le abitazioni alla spalle, salendo sulla strada sterrata in direzione Malga Plazze, dopo circa 30-40 minuti troviamo un imponente masso a strapiombo sulla vallata sottostante (foto 1e 1b). L'iter ora si ripete, volta per volta, quasi analogo. Si ripulisce da tutto quello che il tempo inesorabile deposita come aghi e foglie, oppure cresce come muschio e piantine di sottobosco, sempre con un occhio attento alla tutela di eventuali incisioni e a non essere troppo invasivi sulla natura circostante, ecco allora che si opera direttamente a mani nude o con scopette di saggina, spugne ed acqua. Segue poi la lettura della pietra nuda alla ricerca di segni fatti dalla mano dell'uomo e, se presenti, vanno contornati con del comune gesso da lavagna, così al primo temporale tutto torna come prima. Infine viene tutto fotografato e rilevato mediante gps e talvolta riprodotto con la tecnica del ricalco su fogli di acetato neutro.

Al termine di questo minuzioso lavoro abbiamo una tavolozza che rappresenta un vero e proprio mix di incisioni. Sulla sommità troviamo, molto rovinate a causa degli agenti atmosferici e del tempo, delle coppelle (foto 2); su quello che possiamo definire il piede, perché molto vicino alla strada, dei simboli cruciformi (foto 3 e 3b) di cui una singolare, ovvero due croci ravvicinate connesse tra loro (foto 4), simbolo solitamente legato a militari tedeschi. Nella parte più riparata, invece, abbiamo un misto di segni molto ben conservati (foto 5 e 5b), con date, iniziali, croci e simboli isolati di difficile lettura. Ora, per fortuna, vengono in aiuto le poche testimonianze che abbiamo raccolto, ovvero scopriamo che la pietra è battezzata ”Sas del Picion Plat” ed era usanza dei giovani pastori inciderla nelle ore occupate a pascolare il bestiame.

Nella parte più esterna delle incisioni resta comunque un simbolo misterioso (foto 6), che grazie ad una interpretazione a freddo, ricorda un carro ad asse singolo (broz) utilizzato per trasportare il legname a valle mediante il traino di buoi. Il disegno comunque risulta ancora unico nel suo genere e sconosciuto.

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